Solitudine fisica vs solitudine emotiva
La solitudine, lo sappiamo, assume, come parola, un tenore spesso cupo e negativo ma la solitudine, se vissuta con consapevolezza, puo’ trasformarsi anche in una opportunità.
La solitudine può essere una condizione fisica, quindi significare il non essere insieme a qualcuno, ma può anche essere una percezione che si ha, una sensazione dentro, quindi pur stando con altre persone ci si sente comunque soli.
Ha a che fare molto, quindi, con una sensazione interna, uno stato in cui ci troviamo dentro di noi. Ma come si forma questa percezione interna?
Solitudine e rapporto con i propri genitori
La nostra percezione interna di essere soli o meno può dipendere dal tipo di rapporto che abbiamo avuto con i nostri genitori (o che non abbiamo avuto): la presenza stabile e sicura delle nostre figure di riferimento ci permette di interiorizzare (quindi di portarci sempre dietro) un senso di sicurezza, presenza dell’altro e supporto, che si trasforma poi, nell’adulto, in indipendenza, senso di autoefficacia (sento che ce la posso fare) e autostima. Se invece, per qualche, motivo i genitori sono stati un po’ trascuranti, potremmo aver interiorizzato un senso di solitudine costante, e questo porta il bambino, e poi l’adulto che diventerà, a sentirsi per la maggior parte del tempo spaventato, triste e con difficoltà a fidarsi. “Trascuranti” può essere nel senso pratico, quindi significa che i genitori non si sono presi cura adeguatamente dei bisogni primari, come igiene e cibo, ma può essere anche nel senso affettivo, quindi trascuratezza rispetto a dei bisogni emotivi di ascolto, protezione, contenimento del bambino.
Quando qualcosa non va nel rapporto con le figure di riferimento, quello che accade è che si crea un vuoto dentro la persona che è difficile colmare con qualcosa all’esterno.
Solitudine come “non chiedere mai”
La trascuratezza può anche innescare tante paure relative alla sopravvivenza: chi mi aiuta se sono da solo? Come faccio a fare tutto questo da sola?
Qualcuno si abitua anche a non chiedere mai e quindi, come in un circolo vizioso, anche le persone intorno a lui/lei si abitueranno che non ha mai bisogno di aiuto. Di conseguenza, questo qualcuno sarà circondato da persone che non saranno disponibili per lui, ma anzi, probabilmente tenderanno loro a chiedere appoggio. Per le persone che non chiedono mai il pensiero di ricevere un’ ulteriore delusione è troppo alto, troppo insopportabile, perciò tendono a cercare il più possibile di essere indipendenti non per una reale e matura indipendenza ma lo fanno maggiormente sull’onda della paura, per tenere una distanza di sicurezza. Altre volte, invece, semplicemente queste persone non hanno imparato a chiedere, non sanno proprio come si fa, e quindi, per loro, è proprio necessario imparare da zero, anche proprio capendo a chi poter chiedere.
Ecco l’opportunità!
Tutto ciò fin qui detto a parte, come abbiamo detto all’inizio la solitudine può essere anche un’opportunità, qualcosa di piacevole e addirittura utile. Infatti, può anche rappresentare un valido alleato per chiarirsi le idee, digerire emozioni complesse e può essere vissuto come un momento di pace dedicato a sè stessi.
Stare del tempo con sè stessi può aiutare persone particolarmente sensibili alle stimolazioni esterne a ripulirsi e depresurizzarsi oppure, ancora, può aiutare persone tendenti a dipendere dal giudizio e dall’opinione altrui a rifocalizzarsi su sè stesse, su quello che veramente vogliono e pensano.
Quando si sta bene in solitudine
Ci sono persone che fanno molta fatica a stare da sole per tanti motivi, tra cui la paura di sentire i propri vuoti oppure l’abitudine a tenersi sempre sovrastimolati, mentre altre persone, invece, stanno fin troppo bene da sole, ed è per loro un estremo sacrificio frequentare o rapportarsi agli altri. Questo ultimo caso può avere ovviamente diversi gradi di gravità, fino ad arrivare a disturbi d’ansia o disturbi di personalità anche gravi.
Sentirsi soli in mezzo agli altri
Prima dicevo anche che ci si può sentire soli in mezzo a tante persone. Questo può accadere quando non ci sentiamo supportati emotivamente dagli altri: magari abbiamo tanti amici che sappiamo essere subito disponibili ad aiutarci negli aspetti pratici della vita, come ad esempio prestarci dei soldi, ma quando si tratta di poter parlare di ciò che davvero importa non c’è nessuno o ci si sente molto insoddisffatti del supporto che si riceve (ad esempio ci si sente giudicati). Questo non è un dettaglio: ci convinciamo che ce la gestiamo da soli, che non abbiamo bisogno di consigli, ma arriva poi quel momento in cui davvero avremmo bisogno di qualcuno e se non c’è nessuno, bhè, questo è molto doloroso, può creare tanta tensione, accentuare ferite o crearne di nuove.
La necessità di non “fare tutto da soli”
Non dovremmo auto convincerci che stiamo bene senza nessuno intorno, senza supporto emotivo, perchè questo è rischioso per il nostro benessere psicofisico (e lo dice la scienza). Abbiamo bisogno di condividere emotivmente quello che sentiamo, di sentirci compresi e accolti. Questo è importante perchè può essere anche riparativo rispetto al nostro passato. Infatti, relazioni affettive sane oggi possono quasi sostituire delle esperienze negative passate creando nuoi modi di rapportarci agli altri, ma dobbiamo darcene l’opportunità.
Piccola conclusione
Quindi, è possibile concepire la solitudine come opportunità? La risposta non è netta ma sta nel mezzo.
Quello che è certo è che la solitudine è una condizione che nella vita accade, soprattutto quella fisica, e che è necessario saper affrontare. L’opportunità risiede in ogni occasione di solitudine, in quanto ognuna di esse è un momento per comprendersi profondamente, partendo proprio dall’osservare come si sta genstendo la solitudine (mi ci sento bene? Mi ci sento male? Entro in ansia? Sto bene al punto che non voglio più vedere nessuno?). Infatti, se i momenti di solitudine ci mettono in difficoltà, magari è perchè è venuto a galla qualcosa che potrebbe essere utile rielaborare più profondamente di quello che è stato già fatto (ad esempio, qualcosa relativo al rapporto con le nostre figure di riferimento o anche con dei nostri partner passati). Approfondire tutto questo diventa ancora più importante sopratutto se, purtroppo, ci troviamo in un reale stato di solitudine emotiva (non c’è nessuno che ci aiuto e supporta) oppure se c’è stata trascuratezza in passato nei nostri confronti. Lavorare e rielaborare meglio ciò che è stato ci può permettere di non isolarsi ancora di più, in quanto il senso di supporto e la fiducia negli altri sono componenti fondamentali del proprio benessere personale (e quando dico “fondamentali” intendo proprio che non si può stare senza). Capire meglio sè stessi e le propria storia può, quindi, aiutarci a capire anche meglio a chi, dove, quando e quanto chiedere aiuto se ne abbiamo bisogno.
0 commenti