LA VIOLENZA DI GENERE NELLA RELAZIONE DI COPPIA: COME RICONOSCERLA?

Scritto da Lidia Martinelli
il Settembre 3, 2021
Nella categoria: relazione di coppia

L’INTIMATE PARTNER VIOLENCE


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) definisce l’Intimate Partner Violence (IPV) come qualsiasi comportamento all’interno della relazione di coppia che provochi danno fisico, psicologico o sessuale ai soggetti della relazione.
La violenza nelle relazioni intime è un argomento complesso e, nonostante la prevalenza allarmante del fenomeno, la presenza di un piano di intervento specifico nelle politiche sociali è ancora un fenomeno raro.

Questa complessità del fenomeno rende spesso difficile per le donne svincolarsi da una relazione violenta e questo porta il senso comune a credere che essere vittima di violenza da parte del partner significhi accettare quella violenza, essere in qualche modo colpevoli di quello che si sta subendo. Non è così.
Spesso queste donne non sanno a chi chiedere aiuto, hanno paura delle conseguenze per sé e per i propri figli o magari credono, per qualche brutto gioco della mente, di meritarsi quello che stanno subendo.

Il fenomeno della violenza sulle donne, e in particolare quello della violenza nelle relazioni intime, può essere compreso alla luce di una organizzazione patriarcale della società, che permette di rileggere le relazioni tra uomini e donne nei termini di disparità di genere (Convenzione di Istanbul, 2013). Inoltre, la sottomissione delle donne è stata ampiamente supportata per lungo tempo da famiglia, comunità, chiesa, legge e dalle istituzioni culturali che promuovono e controllano i ruoli di genere.
Oltre a fattori culturali e sociali come questi, anche altre componenti personali sembrano essere maggiormente presenti in donne che subiscono poi violenza all’interno della coppia:
-aver assistito a violenza tra i propri genitori

– aver subito abusi durante l’infanzia

– presentare atteggiamenti di accettazione della violenza e disuguaglianza di genere (spesso sono le donne stesse a credere che la disparità abbia senso di esistere).

FATTORI DI RISCHIO PERSONALI

Sono stati rilevati alcuni fattori personali maggiormente connessi all’essere vittime di violenza.
La giovane età, ad esempio, è significativamente associata all’essere vittima di IPV. Inoltre, donne con bassa istruzione, basso reddito e donne separate o divorziate sono risultate più inclini a riportare vittimizzazione nel corso della vita.
Precedente esposizione al maltrattamento e abuso sessuale sono predittori di perpretazione e vittimizzazione. Le
donne con una storia passata di vittimizzazione da parte di estranei sono risultate a più alto rischio di subire abusi da parte dei futuri partner rispetto alle donne senza precedenti di questo tipo. Tuttavia, la ricerca sul tema dell’influenza dell’abuso infantile sulla IPV necessita ancora di ulteriori approfondimenti.

Da un punto di vista psicologico, invece, troviamo:

– problemi di condotta o comportamenti antisociali precedenti, che sembrano essere maggiormente associati ad un coinvolgimento affettivo con uomini o donne violente;

– sintomi depressivi, senso di colpa e impotenza associati alla perpetrazione e alla vittimizzazione dell’IPV (anche se questa associazione non è solida);

– consumo di alcol e consumo di droghe, soprattutto pesanti.

Da una prospettiva maggiormente relazionale, invece, l’insoddisfazione coniugale/conflitto è stato identificato come predittore prossimale di violenza e uomini che supportano credenze, atteggiamento, aspettative maschili potrebbero coinvolgere maggiormente le partner in conflitti di genere e perpetrare maggiore violenza se le loro partner violano questi norme.

LE TIPOLOGIE DI INTIMATE PARTNER VIOLENCE (IPV)


L’IPV è caratterizzata da violenza fisica, sessuale e psicologica o da stalking inflitti da un partner attuale o passato. Può essere caratterizzata da un solo tipo di violenza o da più tipologie insieme.

VIOLENZA FISICA. Comprende ogni forma di intimidazione o azione volta a minacciare l’integrità fisica e a spaventare la vittima. Pur essendo la forma più conosciuta, non sempre è identificata in modo corretto. Non riguarda, infatti, solo l’aggressione fisica grave che causa ferite che richiedono cure mediche di emergenza, ma anche ogni contatto fisico volto a rendere la vittima soggetta al controllo e al dominio dell’aggressore. Per violenza fisica si intende l’uso di qualsiasi atto guidato dall’intenzione di utilizzare la forza fisica con l’intento di causare danni, ferite, invalidità, fino alla più grave conseguenza potenziale (la morte). Comporta una vasta gamma di comportamenti come schiaffi, pugni, calci, percosse, lancio di oggetti, bruciature, tentativi di soffocamento, spintoni, morsi, minacce con armi da fuoco o da taglio. Nella definizione di violenza fisica possono essere inclusi anche comportamenti di trascuratezza quali la privazione del cibo, cure mediche o il sequestro.

VIOLENZA SESSUALE. La violenza sessuale si divide in 4 categorie.

  1. Abuso sessuale da parte del partner. L’utilizzo di tattiche manipolative, psicologicamente abusanti per mantenere il partner in condizioni di sottomissione. Le strategie includono umiliazione sessuale, esperienze sessuali indesiderate senza contatto e controllo riproduttivo e sessuale.
  2. Attività sessuale forzata. Esperienze sessuali indesiderate che coinvolgono il tatto ma non la penetrazione sessuale.
  3. Coercizione sessuale. L’uso di tattiche di controllo degradanti e manipolative per ottenere, o tentare di ottenere, rapporti orali, anali o vaginali indesiderati, compresa la penetrazione forzata e il sesso con oggetti.
  4. Aggressione sessuale. L’uso della violenza fisica o la minaccia di violenza fisica per ottenere o tentare di ottenere rapporti anali, orali o vaginali indesiderati, compresa la penetrazione forzata e il sesso con oggetti. Comprende anche la penetrazione indesiderata quando la donna/vittima non è in grado di acconsentire o è inconsapevole, ad esempio quando è addormentata.

VIOLENZA PSICOLOGICA. Include molte azioni verbali e non verbali che hanno l’intenzione di ferire mentalmente o emotivamente e/o di esercitare controllo. Quindi, alcuni comportamenti psicologicamente violenti possono contenere diversi tipi di aggressioni come l’umiliazione, gli insulti e così via, ma anche tattiche di controllo coercitivo (ad esempio, impedire alla donna di vedere o parlare con familiari o amici). La violenza psicologica include anche minacce di aggressioni fisiche o di violenza sessuale, mancanza di diritti di salute sessuale o riproduttiva, uso della vulnerabilità della vittima, manipolazione di informazioni che fanno dubitare la vittima di sè stessa e delle sue conoscenze.

VIOLENZA ECONOMICA. L’abuso economico è definito come l’insieme dei comportamenti che permettono di controllare la capacità di una donna di acquisire, utilizzare e mantenere risorse economiche, minacciando così la sua sicurezza economica e il potenziale di autosufficienza. Nel tentativo di esercitare il controllo, i perpretatori limitano le risorse economiche interferendo con l’occupazione, regolando l’accesso al denaro e negando l’accesso alle informazioni finanziarie. Inoltre i partner violenti esercitano il controllo sfruttando le risorse delle loro partner.

STALKING. Lo stalking è un comportamento del perpetratore caratterizzato da attenzione e contatto ripetuti e indesiderati, che provocano paura, apprensione, o allarme per la sicurezza della vittima o per altre persone vicino a lei. Lo stalking comprende una serie di comportamenti, tra i quali:

1- telefonare ripetutamente e in modo inappropriato, inviare e-mail o messaggi ecc;

2- lasciare regali indesiderati (ad esempio, fiori);

2- guardare o seguire, spiare o apparire in posti quando indesiderati;

3- entrare in modo furtivo nella proprietà personale della vittima, lasciando segni della sua presenza;

4- danneggiare o minacciare gli effetti personali della vittima;

5- minacciare di danneggiare fisicamente la vittima.

I CENTRI ANTIVIOLENZA

Se sei donna e ti rispecchi in una delle situazioni descritte, c’è una soluzione: il centro antiviolenza.
I centri antiviolenza sono luoghi specializzati nel sostegno fisico, legale e psicologico alle donne vittime di violenza. Il sostegno, quindi, è a 360 gradi e questo permette di rispondere efficacemente alla complessità del fenomeno. Non sono presenti, infatti, solo psicologhe o psicoterapeute, ma anche avvocate e operatrici dei servizi di orientamento al lavoro.
Solitamente, sono previste anche case rifugio per donne o donne con figli che si trovano nella situazione di non poter vivere a casa propria. Una parte importantissima è anche la possibilità di un percorso psicoterapeutico, come sostegno alla donna, sostegno alla genitorialità e sostegno ai figli, anche loro vittime più o meno dirette della violenza.
Molte donne, ancora, non conoscono l’esistenza di questi centri, e quello che normalmente fanno è rivolgersi a polizia e carabinieri solo in caso di aggressioni fisiche gravi (spesso le forze dell’ordine hanno bisogno di foto o segni visibili sul corpo per far scattare una denuncia). Questo non avviene nel caso del centro anti violenza dove c’è un ascolto immediato e una presa in carico per tutti i tipi di violenza elencati sopra.

Ogni provincia ha il proprio centro antiviolenza, ma puoi anche rivolgerti al 1522 – Telefono Rosa, un numero nazionale attivo 24h su 24, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento pari opportunità.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Krug, E., Dahlberg, L., Mercy, J., & Zwi, A. (2002). World report on violence and health. Geneva, World Health Organization, Tech. Rep., 2002.
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