Per Super-io si intende la sede delle regole e delle indicazioni morali che regolano la condotta personale e il proprio sistema di ideali. Si forma, infatti, a partire dai divieti parentali o familiari e, quando diventa particolarmente rigido o disfunzionale, è l’istanza responsabile del senso di colpa o della vergogna. Si tratta di un’istanza in parte conscia, in parte inconscia influenzando in diversi modi in nostri istinti e pulsioni profonde e creando un sistema di automatismi che, da una parte, ci permette di adeguarci funzionalmente al contesto (il Super-Io ci è indispensabile per adattarci socialmente!), dall’altra ci rende succubi di rigide regole non sempre funzionali, che ci separano dalla nostra vera natura profonda, dal nostro vero Sè.
Quando il Super-Io ci danneggia
La voce del giudice interiore guida la vita della gran parte di noi, coscientemente o incoscientemente, attraverso suggerimenti, opinioni, credenze, valutazioni, avvertimenti, consigli e ammonizioni
rispetto a tutti gli aspetti del proprio comportamento e della propria vita interiore. La sua
funzione è quella di mantenere la nostra struttura interna in maniera rigida e ostacolare il nostro cambiamento:
- tenendo lontani da noi stessi parti che considera pericolose o che percepisce come difficili da gestire;
dirigendoci verso quegli ideali che ritiene ci rendano una persona accettabile e di successo;
- dirigendoci verso quegli ideali che ritiene ci rendano una persona accettabile e di successo;
L’ autogiudizio si costruisce sulla base di tutto il sapere accumulato che noi crediamo ci sia necessario per essere al sicuro, essere supportati, essere riconosciuti, avere successo e, soprattutto, essere amati. Il più prossimo meccanismo vicino all’autogiudizio è il paragone.
Il paragone, come il giudizio in generale, ci è utile per migliorare aspetti di noi stessi o del mondo intorno a noi ma allo stesso tempo può diventare autodistruttivo quando diventa commento o valutazione costante prendendo il posto della reale consapevolezza dell’esperienza che si vive nel momento.
Il giudice interiore, infatti, ha la capacità di sovrapporsi alla nostra reale intelligenza e percezione della realtà imponendo una visione distorta di ciò che è significativo. I suoi criteri sono stati assimilati sulla base di ciò che abbiamo visto da altri, in particolare i nostri genitori, e possono essere quindi contrari a ciò che è la nostra volontà profonda o ciò che sentiamo di essere davvero.
La perdita del valore personale
Giudizio, paragone e auto-condanna possono essere trasformati solo quando riusciamo a comprendere che il senso della propria identità e delle possibilità di scelta che abbiamo di fronte è determinato dalle esperienze passate e dalle proprie credenze. Il passaggio fondamentale che può realmente e profondamente modificare l’influenza del nostro giudice interiore sulla nostra vita e sul nostro livello di consapevolezza di noi stessi e della realtà che ci circonda è percepire direttamente il nostro valore intrinseco come esseri viventi e unici, andando oltre la percezione continua, più o meno inconscia, di dover fare costantemente qualcosa per guadagnarsi il diritto di essere nel mondo e di essere amati. Tentare di eliminare il giudice non è solo inutile ma è anche dannoso, non solo perché abbiamo bisogno della sua capacità discriminatoria per adattarci alla realtà che ci circonda, ma anche perché il giudizio si alimenta attraverso il conflitto e la non accettazione dei propri vissuti interni. Paradossalmente, quindi, più tentiamo di lottare contro il nostro sistema di giudizi più alimentiamo il giudice che è dentro di noi.
La gente si chiede: “Qual è il senso della vita? Qual è il valore della vita?” La risposta non si trova nelle parole. Se vedete voi stessi come valore, potete molto più facilmente lasciar dispiegare l’essenza, nella sua bellezza e maestosità, con le sue gioie e i suoi piaceri. Quando esperite il valore in voi stessi, scoprite che esso è la base di quella che viene chiamata essenza personale, che si trova dentro di noi, che è noi. Noi siamo fondati sul valore.
A.H. Almaas “Il cuore del diamante”
La nostra vera vita sorge spontaneamente attraverso il contatto e la consapevolezza della nostra esistenza, seguendo la verità di chi siamo davvero e di quello che c’è bisogno davvero in quel momento. Fino a che non compiamo questo passaggio continuerà ad avere per noi valore solo ciò che ci evita l’esperienza del dolore oppure assume valore ciò che il Super-Io, approva, mentre si considera privo di valore ciò che il Super-Io non approva. Il giudizio di valore dipende, così, da motivazioni per lo più inconsce, dal momento che il Super-Io stesso è, appunto, inconscio e funziona in maniera automatica. Portando a consapevolezza questo processo possiamo accedere direttamente al nostro valore essenziale e assoluto cambiando, e talvolta ribaltando, il nostro concetto personale di felicità e benessere.
Bibliografia
Almaas A. H. (1987) “Il cuore del diamante. Elementi del Reale nell’Uomo”, Edizioni Crisalide; Transpersonale.
Brown B. (1999) “Soul without Shame. A guide to liberating yourself from the Judge Within”, Shambhala Publications.
Freud S. (1922) “L’Io e l’Es”, in Opere, editore Bollati Boringhieri, Torino 1986.
Lis A., Mazzeschi C., Zennaro A. (2002) “La psicoanalisi. Un percorso concettuale fra tradizione e attualità”, Carocci editore.
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