ALLA SCOPERTA DEL NOSTRO CERVELLO TERZA PARTE: L’OSSITOCINA.

Scritto da Lidia Martinelli
il Agosto 12, 2021
Nella categoria: psicosomatica

La chimica del contatto con l’altro


L’affettività, l’amorevolezza, la cura e l’empatia hanno tutte come comune denominatore chimico l’ossitocina. L’ossitocina può essere considerato l’ormone della fiducia e costituisce la base della spinta della madre a prendersi cura dei propri piccoli (collaborando con la vasopressina), consentendo l’emergere di quella capacità innata di sintonizzazione ai loro bisogni e la tendenza a sacrificare la propria vita. Regola anche la funzione uterina durante il parto (la sua azione principale è proprio quella di stimolare la muscolatura liscia dell’utero ed ha un ruolo importante soprattutto nel travaglio e nelle prime fasi del parto), l’allattamento (insieme alla prolattina) e il ciclo mestruale. Risulta coinvolta anche nell’orgasmo sia maschile che femminile, provocando le contrazioni degli organi sessuali che permettono la sensazione di piacere. Oltre a questo assume un’importanza centrale nelle relazioni affettive di ogni tipo, in particolare amorose, agendo come neuromodulatore nei comportamenti materni e paterni che includono la formazione dei legami di coppia, il comportamento materno, il comportamento sessuale, l’ansia da separazione e la memoria sociale (responsabile del riconoscimento di un individuo a distanza di tempo). Per questi motivi, più che ormone della cura e dell’amore, può essere definito ormone della relazione, dal momento che, come già accennato, rappresenta la radice della fiducia nell’altro e della capacità di connettersi con lo stato d’animo altrui, permettendo anche un migliore rapporto con sé stessi e una maggiore cordialità e disponibilità all’altro fino, eventualmente, all’innamoramento vero e proprio.

Rappresenta, inoltre, il più forte riequilibratore dello stress e all’ansia riducendo l’attività delle surrenali e attivando il parasimpatico (meccanismo che consente il rilassamento). Questo legame tra ossitocina e riduzione dello stress permette di comprendere quanto la relazione e la cura siano fondamentali per un benessere autentico e spiega anche da dove origina il bisogno dell’altro, in particolare del contatto fisico diretto. Se l’altro, e quindi anche noi, riusciamo ad essere davvero presenti nella relazione (rendendoci conto anche di quanto siadifficile spesse volte concedercelo) e siamo pronti a mettere in tavola ognuno le proprie emozioni, questa autenticità diventerà automaticamente contatto profondo ed empatico. Una tale presenza diventa particolarmente importante nella relazione madre-bambino, nella quale il rispecchiamento del figlio nella madre diventa una base fondamentale della ostruzione del Sé del bambino.

Fisiologia dell’ossitocina


L’ossitocina è più presente nelle femmine rispetto ai maschi, dal momento che sono gli estrogeni (gli ormoni sessuali femminili), principalmente, a mediare la produzione di ossitocina. Il circuito del sistema ossitocinico si estende a tutta la
regione subcorticale media del cervello collegandosi con altri sistemi di rilascio del latte. Nello specifico comprende l’area del mesencefalo laterale fino ai segmenti del midollo spinale che innervano i capezzoli. Il circuito della cura si estende anche all’ipotalamo dall’area tegmentale ventrale (VTA) che produce dopamina (vedi anche “La dopamina e la chimica della ricerca e dell’entusiasmo”).

Cosa ci spinge alla relazione?

L’ossitocina rappresenta il cuore del nostro Sé, l’energia profonda che sostiene la nostra identità, dignità, amorevolezza e autostima. Regola, insieme all’endorfina, il piacere profondo di esistere, di essere nel corpo e la percezione dell’amore per la vita. Non tutte le specie animali posseggono il sistema ossitocinico, questa è una molecola fondamentale per i mammiferi mentre non è prodotta in animali come i rettili. Queste specie, infatti, hanno minimi impulsi materni mediati da una sostanza simile all’ossitocina, mentre nei mammiferi sono presenti impulsi affettivi molto potenti che assumono un’importanza vitale nel vero senso della parola. I mammiferi, senza la cura e l’amorevolezza, non possono sopravvivere!
Emblematici sono gli studi di Spitz (vedi articolo “Toccare ed essere toccati: oltre il tabù per capirne l’importanza psicologica”) dove bambini in orfanotrofio, privati non di cibo o igiene ma piuttosto di contatto ed amorevolezza, nel giro di breve tempo perdevano facoltà cognitive e motorie per poi, la maggior parte, morire.

I cervelli e i corpi dei mammiferi sono strutturati per investire tempo ed energia nella cura dei piccoli e questo a causa delle grandi dimensioni del sistema nervoso che fanno sì che alla nascita il bambino o il cucciolo non può essere autonomo ma ha bisogno di un certo periodo di tempo affinchè, sostenuto da figure di sostegno, il sistema nervoso possa svilupparsi e diventare successivamente autonomo nell’autoregolazione. Vediamo, infatti, come negli esseri umani, rispetto alle altre specie animali, i tempi di educazione e sostegno genitoriale sono più lunghi rispetto a qualsiasi altra specie e come l’attaccamento a figure di riferimento sia molto più intenso che nel resto della natura. Proprio considerando queste necessità è stato visto come la maturazione sociale dei bambini può essere tanto più elevata tanto più, non solo, le figure di riferimento saranno sintonizzate e disponibili, ma anche tanto più un gran numero di persone parteciperà alla sua crescita. Una ricerca molto interessante diretta da Michael Meaney presso la Mc Gill University mostra come la quantità di contatto materno nei topi mamma (rappresentata dal numero di leccate) influenzi lo sviluppo delle capacità emotive e cognitive dei topi figli, rendendoli più resistenti allo stress e all’ansia e più capaci di adattarsi nella vita, mentre animali che non ricevono sufficienti cure materne sono emotivamente più fragili e quindi vengono sopraffatti con più facilità dagli eventi negativi della vita. Recenti ricerche, inoltre, hanno dimostrato che, nel momento in cui i piccoli piangono, nelle madri si attivano le stesse aree cerebrali dei figli, quindi le stesse emozioni, mostrando come, quindi, il sistema ossitocinico, oltre che essere la base della cura, rappresenta la radice chimica dell’empatia!
Vedere come non solo possediamo una tendenza innata all’amorevolezza, alla cura e al contatto con l’altro ma come anche questa sia la base per un nostro sviluppo sano in senso globale, aiutandoci nella regolazione delle reazioni allo stress, può far prendere consapevolezza di quanto siano fondamentali contatti profondi e intensi con i nostri simili, anche al fine di permettersi un’esperienza riparativa successivamente a mancanza o disfunzionalità di cura da parte delle nostre figure di attaccamento. In questo senso anche la psicoterapia, la terapia psicologica o il counseling rappresentano un’importante occasione di vivere un contatto umano positivo, attento ai bisogni della persona e dove, al di là del problema specifico riportato, è già di per sé possibile ricostruire una nuova base per losviluppo personale.

Quando l’ossitocina manca

Madri anaffettive potrebbero essere la conseguenza di deficit ossitocinici presenti, a sua volta, nelle proprie mamme, pertanto molto impegno viene oggi investito nella somministrazione di ossitocina, anche, sperimentalmente, per via nasale, sopratutto nelle madri che vivono depressione post partum. Anche la schizofrenia potrebbe avere come nucleo centrale proprio una carenza ossitocinica dovuta a fallimenti di legami sociali in primis. Alcune ricerche, infatti, già mostrano come la somministrazione di ossicitocina diminuisca sia i sintomi positivi, come le allucinazioni, che quelli negativi, come la privazione sociale. Nei maschi, invece, carenze di ossitocina incrementano comportamenti aggressivi verso la prole fino a portare all’infanticidio vero e proprio. Esperimenti condotti sempre sui topi mostrano come innalzando i livelli di ossitocina nei maschi si riesca a ridurre tendenze aggressive dei maschi dopo l’accoppiamento fino alla nascita dei cuccioli.

Per approfondire:

Stahl M.S. (2002), “Psicofarmacologia essenziale. Basi neuro scientifiche e applicazioni pratiche.”. II edizione a cura di L.Pani e G.L.Gessa. Centro scientifico editore, collana Psichiatria Clinica.

Bear M.F., Connors B.W., Paradiso A.P. (2007), “Neuroscienze. Esplorando il cervello.” III edizione a cura di C.Casco, L.Petrosini, M.Olivieri. Elsevier editore.

Montecucco F.M. (2010), “Psicosomatica olistica. La salute psicofisica come via di crescita personale. Dai Blocchi psicosomatici all’unità dell’essere.”, Meditarrenee editore.

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