ALLA SCOPERTA DEL NOSTRO CERVELLO PRIMA PARTE: I NEUROTRASMETTITORI E LA SEROTONINA.

Scritto da Lidia Martinelli
il Agosto 12, 2021
Nella categoria: psicosomatica

Come comunicano le cellule del nostro cervello


Come esseri viventi siamo costituiti da cellule che devono unirsi tra loro per adempiere a diversi tipi di funzioni che ci consentono di vivere. Anche il nostro cervello quindi, come parte del nostro corpo, è costituito da cellule che, come nel caso dell’intero sistema nervoso, prendono il nome di neuroni. Affinché il nostro cervello, e così allo stesso modo il nostro corpo, funzioni come un sistema organizzato, è necessario che le nostre cellule comunichino tra di loro informazioni riguardanti sia il proprio stato interno che l’ambiente esterno in cui l’organismo si trova in quel momento. A livello cerebrale, questo processo di comunicazione viene definito neurotrasmissione. Come in una sorta di staffetta rapidissima, i nostri neuroni si incontrano in un punto di giuntura (la sinapsi) e si trasmettono le informazioni necessarie al bisogno contingente. La sinapsi può essere sia elettrica, quando è un impulso elettrico (corrente ionica) a permettere la comunicazione dell’informazione da un neurone (presinaptico) all’altro (postsinaptico) oppure si verifica, per la maggiore parte delle comunicazioni neuronali, una sinapsi chimica, ovvero una trasmissione di informazioni attraverso un segnale chimico chiamato neurotrasmettitore. Esistono diversi tipi dineurotrasmettitori in grado di comunicare altrettanti diversi tipi di informazioni e questo perché neuroni differenti rilasciano, a seconda della tipologia di recettore che posseggono, neurotrasmettitori differenti. La serotonina (5-idrossitriptamina o 5-HT) è una tipologia di neurotrasmettitore i cui neuroni non sono presenti in grandissime quantità nel cervello ma che ricopre grande importanza nel funzionamento base dell’organismo come principale mediatore del piacere corporeo e del piacere di esistere.

La serotonina rappresenta la molecola della stabilità energetica e metabolica, della presenza fisica, del radicamento nella realtà, del benessere corporeo e della meditazione. Insieme alla melatonina, risulta fondamentale per la regolazione del nostro orologio interno e per la regolazione dell’umore (viene infatti definita “l’ormone dell’appagamento e del riposo”) e per questo è anche considerato l’ormone più direttamente coinvolto nella fisiopatologia di diversi disturbi come ansia, depressione, disturbo bipolare, crisi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi alimentari, fobie sociali e psicosi (i più comuni psicofarmaci per questi disturbi hanno infatti la funzione di aumentare l’assorbimento della serotonina all’interno delle cellule). Inoltre, è il neurotrasmettitore legato direttamente alla nostra parte istintuale, all’evitamento del dolore, all’aggressività e, più in generale, al piacere corporeo.


Le maggiori concentrazioni di serotonina le troviamo in tre principali siti corporei.
Nella parete intestinale. L’intestino contiene quasi il 90% di quella totale presente nell’organismo. Per fare un esempio, mangiare cioccolato è per molti di noi così appagante proprio perché è una fonte diretta (e molto buona!) di serotonina. La presenza di questa alta concentrazione di siti serotoninergici nell’intestino ci può aiutare a comprendere sia perché la gran parte delle somatizzazioni avvengono proprio a livello intestinale attraverso diversi tipi disturbi, come stitichezza, diarrea o intestino irritabile, e sia quanto è importante ascoltare i segnali che ci arrivano dall’intestino come segno di malessere non solo fisico ma anche psicofisico. La serotonina è anche mediatrice nel processo che comporta il riflesso peristaltico, cioè quel riflesso che non solo permette al cibo di percorrere una determinata direzione ma che rimescola il chimo con i succhi gastro-enterici e che muove le sostanze verso le pareti dell’intestino in modo da favorire l’assorbimento dei nutrienti. A livello intestinale, inoltre, la serotonina stimola la secrezione di fluidi e provoca motilità intestinale, mentre nello stomaco è responsabile di nausea o vomito stimolando il muscolo liscio e i nervi sensoriali.
Nel sangue. Alte concentrazioni di serotonina si trovano, in particolare, nelle piastrine e nel plasma. La serotonina, a questo livello, causa aggregazione piastrinica e le piastrine, raccogliendosi, rilasciano a loro volta altra serotonina. Se l’endotelio (cioè il tessuto che riveste la parete interna dei vasi sanguigni) è intatto, quando le piastrine liberano serotonina causano vasodilatazione, mentre, se è danneggiato, si verifica vasocostrizione che blocca il flusso sanguigno. Nel caso dei grandi vasi intracranici, invece, è responsabile della dilatazione che contribuisce alla manifestazione dell’emicrania. Anche in questo caso, la comparsa dell’emicrania o del mal di testa può essere associata indirettamente ad una riduzione dei livelli di produzione di serotonina.
Nel sistema nervoso centrale. Il mesencefalo rappresenta la zona cerebrale con più alte concentrazioni di siti serotoninergici. A livello periferico, invece, la serotonina è anche in grado di stimolare terminazioni nervose nocicettive, così da provocare dolore se iniettata a livello cutaneo.

Serotonina e Piacere Corporeo

La serotonina è il neurotrasmettitore più direttamente coinvolto nella percezione del piacere fisico e corporeo
ed è quindi strettamente connessa a funzioni quali alimentazione, sessualità, riposo e attività fisica.
Ha un’importante ruolo nella regolazione dell’umore grazie al suo effetto calmante globale su tutti i sistemi cerebrali riducendo l’intensità delle emozioni quando questa non è necessaria o non è funzionale. Una riduzione del funzionamento comporta eccessi emotivi che possono sfociare nella manifestazione di uno stato maniacale. Il sistema serotoninergico è inoltre strettamente connesso al contatto corporeo piacevole e amorevole, il quale provoca, appunto, benessere fisico e globale. La mancanza di questo tipo contatto, come sottolineato dal Touch Research Istitutes della University of Miami School of Medicine, provoca diminuzione dei livelli di serotonina aumentando, di riflesso, la rabbia e l’aggressività. La tendenza a rispondere attraverso comportamenti aggressivi può essere quindi letta anche come effetto della mancanza di contatto amorevole e di percezione del piacere corporeo non solo nel periodo contingente ma anche nell’infanzia, provocando carenze che, soprattutto se molto precoci, possono cronicizzarsi e trovare come unica via di espressione il comportamento aggressivo. La serotonina, infatti, lavora sinergicamente con l’ossitocina e la prolattina, due ormoni essenziali nella manifestazione della cura e dell’amorevolezza, stimolandone la produzione nei siti specifici.


Serotonina e aggressività

La serotonina è l’ormone della dominanza non aggressiva, ovvero della forza stabile del vero leader che non ha bisogno di esercitare il proprio potere in maniera aggressiva per ricevere rispetto e che permette l’esercizio non autoritario del proprio potere personale. Si è visto infatti come, nei primati, il maschio dominante abbia i livelli più alti di serotonina rispetto agli individui più deboli e sottomessi. Queste osservazioni aprono ulteriori spunti alla comprensione di noi stessi. Stati cronici di sottomissione familiare, sociale o lavorativa potrebbero essere, in alcuni casi, la causa principale di diversi tipi di manifestazioni ansiose o depressive, oppure di stress cronico o alterazione del sonno. Si è inoltre osservato come alti livelli di serotonina nei roditori riducono i loro comportamenti aggressivi mentre bassi livelli di serotonina sono stati associati a scarsa capacità di controllo degli impulsi, soprattutto di tipo aggressivo. Anche l’aggressività, come accennato sopra, può essere quindi il frutto di una riduzione del funzionamento del sistema serotoninergico come riflesso della presenza di minore benessere personale.

Serotonina e sonno


Un’attenzione particolare va concessa al dormire, dal momento che il sonno rappresenta la manifestazione notturna, ma non per questo meno importante, del piacere corporeo, bilanciando l’attivazione del sistema simpatico (responsabile dell’arousal fisiologico durante lo svolgimento delle attività diurne) con l’attivazione del sistema parasimpatico durante la notte (ovvero del sistema responsabile del rilassamento e del ritorno ad uno stato di equilibrio fisiologico una volta cessata l’attivazione). Anche i disturbi del sonno possono quindi essere considerati un prezioso strumento per capire noi stessi rappresentando un segnale importante che il nostro corpo invia per comunicarci che qualcosa ci impedisce di abbandonare uno stato di allerta e agitazione interna per poterci rilassare e distendere. La riduzione del sonno o un sonno non regolare compromette la nostra salute psicofisica sia a livello personale che sociale, rendendoci più irritabili, più depressi e meno produttivi, oppure provocando sbalzi d’umore, tremori, stati di coscienza alterata o allucinazioni nei casi di deprivazione del sonno più gravi o duraturi. Inoltre un sonno squilibrato produce effetti negativi sul metabolismo dei carboidrati e sull’azione di altri ormoni, portando ad un invecchiamento precoce e ad una riduzione delle difese immunitarie. A livello di pressionearteriosa, infine, si possono manifestano sbalzi di pressione anormali che, con il tempo, possono generare patologie cardiovascolari o ipertensione.


Bibliografia


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Montecucco F.M. (2010), “Psicosomatica olistica. La salute psicofisica come via di
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Link alla fonte dell’articolo originale http://associazione.mentecorpo.org/category/la-vocedi-
mentecorpo/

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